ma quale "regione salento"....(ed il PDL stia attento a non cascarci)

Parlo a titolo personale, e del resto a nome di chi altri potrei o dovrei parlare? Però è bene che io lo puntualizzi per evitare ogni fraintendimento e/o strumentalizzazione. Chi parla è cosimo de matteis. Di più: il cittadino-elettore cosimo de matteis. E basta.
Ebbene, è giunta la eco di un accordo raggiunto fra un movimento localistico leccese (credo si chiami regione salento lu sule e lu ientu, o qualcosa del genere) ed il Popolo della Libertà. Qualcuno ha parlato (e scritto) di “patto di ferro” con una enfasi che non riusciamo a comprendere. Poi, come ogni cittadino di buonsenso, mi son informato ed ho visto trattasi di una cosa che riguarda esclusivamente la puppitania e che non tange la nostra Terra. Oddio: sempre da cittadino/elettore con precise simpatie per il centrodestra (alleato in Europa alla grande famiglia del Partito Popolare) non mi entusiasma comunque la cosa ma, come si dice, son affari loro.
Il problema sorgerebbe semmai nel momento in cui tale accordo potesse avere ripercussioni sugli attuali equilibri politici della città di Brindisi: Mauro D’Attis guida una ampia coalizione –che, con buona probalità sarà vincente- che unisce tutto il Popolo della Libertà (le due tre defezioni lasciano il tempo che trovano. Anzi, come diciamo a Brindisi “tanta valunu”) ma che ha aggregato attorno a se anche altre forze politiche nazionali –pensiamo a La Destra o l’Alleanza di Centro- e alcune Liste Civiche (su tutte ricordiamo “Brindisi Avanti Veloce” che si preannuncia come la vera sorpresa di queste Amministrative). Bene. Hic manebo optime. O, per restare al nostro vernacolo, a ci stà buenu e va circandu guai. Già. E cosa altro sarebbe se non, appunto, un guaio il confluire nella sana coalizione che intende proseguire il ciclo virtuoso condotto con passione e coraggio da Mennitti di elementi totalmente estranei ad essa?
Mi spiego, provo a farlo. A parte la ovvia considerazione (mica tanto banale, però) che le megacoalizioni rischiano di diventare delle armate brancaleone sgangherate e perdenti (e per andare sul concreto si pensi alle fallimentari esperienze dei due governi prodi o, ancor prima, alla gioiosa  macchina da guerra che il comunista occhetto pensava nientemeno di fermare Silvio Berlusconi).
Ma oltre al discorso della eterogeneità e della frammentazione si tratterebbe di un non trascurabile errore sul piano politico: gli avversari, come sempre a corto di argomenti oltre alla trita e ritrita demonizzazione (parentesi: in tre anni bersani, in ogni dichiarazione, ha solo detto che Berlusconi era il male della nazione) avrebbero un assist straordinario che, appunto, coprirebbe (certo, sarebbe una foglia di fico o poco più. Però…) la titale mancanza di progettualità. Sarebbe un invito a nozze per certa intellighenzia nostrana: già li vedo blaterare di “solita destra razzista che sposa l’ennesimo progetto di divisione di stampo leghista” o cose simili –eh gia: in settanta anni di vita e di professione ancora commettono gli stessi errori e cioè mentire, demonizzare, ferire la verità, sfigurarla.
Nessun politologo, ma neanche uno da quattro soldi, si sognerebbe di accostare il fenomeno Lega (che, un giorno, nel bene o nel male, finirà sui libri di storia) con altre cose. E del resto abbiamo visto, proprio nell’ambito del centrodestra, la breve vita e la morte di alcuni soggetti politici quali DCA o MPA che cullavano ambizioni di consenso e di potere soffiando sulla spinta localistico (in realtà son serviti solo ad alcuni per raggiungere certe poltrone, nullatro).
E, per parlare della nostra regione, si pensi all’ambizioso progetto di quella ex missina ed i danni provocati al territorio (le saremo grati per averci regalato vendola a via capruzzi, nonostante scandali ed arresti di uomini del terlizzese coll'orecchino).
Ed infine: cosa c’entra Brindisi col salento? Chi ha nostalgie della vetusta Terra d’Otranto si aggreghi pure: la Costituzione prevede il passaggio di un paisotto da una provincia ad un'altra. Non è complicato: un po’ di firme, un referendum e cellino (o lizzano, o san pancrazio) passano sotto lecce.Punto. Che necessità c’è –se non appunto smodate ambizioni personali- di creare una fantomatica regione salento?
A Taranto riderebbero di gusto solo all’idea ed io pure. Anzi: mi sono quasi già pentito di aver fatto pubblicità a sbafo a qualcosa di inutile e persino irrazionale. Verrebbe pure da aggiungere, ma non lo farò, che intruppare pure questi significherebbe un “tornare indietro” altro che andare avanti come Domenico Mennitti ci sprona a fare per il bene della città. Quel passato, quelle brutture non esistono più: morte e sepolte. Il riciclo, del resto, va di moda su altri lidi (dove, evidentemente, son di bocca buona e si caricano tutto). Noi siamo un cosa diversa.

cosimo de matteis

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